Imballaggi per spedizioni, così un'azienda guidata da due donne è riuscita a liberarsi della plastica - Luce

2022-08-13 02:09:14 By : Ms. Joy Cao

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Ogni giorno milioni di oggetti vengono ordinati, spediti e consegnati al destinatario, ma questa operazione sarebbe impossibile senza un’adeguata protezione che li difenda dagli urti e dalle intemperie. Spesso troviamo i nostri acquisti avvolti in strati di plastica, polistirolo, polietilene e altri materiali sintetici, imballaggi che rischiano di essere dispersi nell’ambiente e la cui produzione genera un grande consumo di anidride carbonica. La soluzione arriva dalla Grifal Spa: un’azienda bergamasca a conduzione familiare, da sempre votata all’ecologia e all’innovazione, fondata e guidata da due donne.

La storia del gruppo inizia proprio sotto la guida di Anna Maria Tisi, che nel 1969 decide di vendere la fabbrica di veicoli agricoli del defunto marito e acquistare un piccolo scatolificio nel bresciano, per produrre confezioni per uova e fiammiferi. All’epoca inserirsi in un mercato da zero non era una cosa semplice, soprattutto per una donna vedova con due figli piccoli. La scommessa però risulta vincente: negli anni ’90 entrano anche i due figli Fabio e Roberto Gritti e, da semplice fabbrica di scatole, l’azienda si trasforma in laboratorio di progettazione per imballaggi specifici. L’obiettivo è quello fornire la protezione giusta per ogni tipologia di merce. In 50 anni di attività, Grifal ha ottenuto 17 brevetti internazionali riconosciuti, diventando una realtà unica nel panorama di riferimento. Oggi alla guida dell’azienda c’è la nipote Giulia Gritti, 36 anni, che continua a portare avanti la tradizione.

La soluzione al problema degli imballaggi arriva nel 2016 con “cArtù”, un imballaggio composto di cartone flessibile, in grado di prendere la forma dell’oggetto che avvolge. Un’idea semplice ed efficace, in grado di sostituire il pluriball, il polistirolo e i cuscinetti in plastica per bloccare, ammortizzare e proteggere dagli urti e i prodotti che devono essere trasportati. Data la bassa percentuale di colla al suo interno, cArtù è totalmente riciclabile e consente un risparmio di oltre l’80% di CO2 per la produzione. “cArtù si basa sull’ondulazione della carta, ma non assomiglia al cartone tradizionale – spiega Giulia –. Il cartone classico ha, tra i due fogli, un’onda dello spessore di 2 millimetri. cArtù invece è costituito da onde ad arco di ponte dello spessore di 20 millimetri e questo gli permette di essere flessibile e ammortizzante. Ne esiste anche una versione con uno spessore inferiore, 10 millimetri, che viene utilizzata per avvolgere gli oggetti più piccoli e delicati, come per esempio i prodotti alimentari”. Avvolgendo il contenuto si diminuisce anche il volume occupato, quindi si risparmia spazio nelle spedizioni. Trovare confezioni della misura corretta riduce il danneggiamento della merce durante il trasporto. Il successo di questo prodotto Made in Italy è stato enorme, tanto da portare all’apertura di uno stabilimento in Romania, che ha già raggiunto il massimo della capacità produttiva.

Giulia Gritti unisce nel suo lavoro la tradizione familiare con lo slancio verso il futuro: “Stiamo sostenendo l’attività nella formazione dei giovani sui temi ambientali e la pulizia dell’oceano. Le imprese possono impegnarsi per migliorare sotto il profilo ecologico, ma è importante cambiare la mentalità, a partire dall’educazione dei più giovani. Il mercato sta cambiando sotto questo aspetto e noi ne siamo la prova”. Gritti si fa portavoce di questa missione generazionale sostenendo iniziative a favore dell’ambiente come la Mostra Ocean&Climate Change organizzata insieme all’Unesco. Ha inoltre ottenuto il riconoscimento del Conai (il consorzio nazionale imballaggi) per l’etichettatura ambientale applicata sugli imballaggi Grifal. Infine, ha realizzato delle Lunch Box per le atlete del Giro D’Italia Donne 2021.

Non sono ancora molte oggi in Italia le donne alla guida di grandi aziende, ma Giulia ritiene che anche sotto questo aspetto le cose stiano cambiando rispetto al passato e che la mentalità sia molto più aperta: “Essere una donna nell’ambito dell’industria per me non è stata fonte di difficoltà, anche se ho la fortuna di entrare nell’azienda della mia famiglia. Io sono parte dei giovani di Confindustria Bergamo e ho incontrato tante altre donne imprenditrici come me. Una volta c’era una maggiore resistenza, ma si sta cambiando rotta. Non si tratta di una battaglia vinta, ma di un percorso che dobbiamo portare avanti tutti”.