Milioni di prodotti cinesi low cost bloccati in Cina: i prezzi delle spedizioni salgono alle stelle. Preziosi: "Ci stanno ricattando" | DDay.it

2021-12-13 12:08:23 By : Mr. JOE ZHOU

Basta mettere piede in un negozio Decathlon, alla ricerca di una bicicletta, per ascoltare la fatidica risposta: “Non ne abbiamo, quelle in esposizione non le possiamo vendere. Le bici arrivano con il contagocce”. Facendo un paio di domande ad alcuni addetti ai lavori, abbiamo scoperto che nonostante molte biciclette siano oggi assemblate in Europa, la maggior parte dei pezzi arriva sempre dalla Cina.

Se un container pieno di prodotti necessari all'assemblaggio del prodotto finito prima della pandemia costava tra i 600 e i 700 euro a seconda dell'azienda, prezzo che implica il trasporto della merce in Europa, oggi il costo per portare un singolo container dal porti meridionali della Cina ad uno dei principali porti europei è salita a 8000 euro, dieci volte tanto. E potrebbe salire di nuovo.

La maggior parte della merce venduta oggi in Italia a prezzi stracciati, quella che si trova sui marketplace di Amazon ed eBay e quella che sfrutta il drop shipping, arriva via mare: è l'unico modo per mantenere basso il prezzo di gestione, con la spedizione che ha poco impatto su quello che sarà poi il prezzo di listino finale.

Se il prezzo del trasporto aumenta del 1000%, per molti produttori il “made in china” rischia di trasformarsi da affare a incubo. Sicuramente, con i prezzi attuali, molti beni a basso costo nei mercatini nei prossimi mesi spariranno, perché non sarà più possibile vendere qualcosa a 20 euro quando solo il suo trasporto costa più di 20 euro.

Questo non riguarda solo l'elettronica di consumo, pensiamo a TV e decoder, che comunque occupano spazio, interessa tutti i settori.

Oggi, a lamentarsi della situazione, ci ha pensato Enrico Preziosi, patron di Giochi Preziosi in un'intervista al Corriere della Sera. Va da sé che Preziosi, come tanti altri imprenditori, in tutti questi anni si è trovato bene a produrre in Cina per contenere i costi, e ora sta pagando le conseguenze di una scelta che lui stesso ha fatto. “Ho 5.500 container fermi nei porti della Cina. Per sbloccare le navi e ricevere la merce, le compagnie asiatiche ci chiedono di pagare cifre astronomiche: invece dei circa 10 milioni che abbiamo sempre pagato per queste spedizioni, ora ne servono più di 60. Ci tengono in ostaggio dicendo che non ci sono navi abbastanza da inviare in Europa. E per noi in gioco c'è la campagna vendita giocattoli per Natale, che dovrà essere in vetrina già da ottobre”.

L'imprenditore suggerisce quindi di riportare la produzione in Europa, aggiungendo che è stato un errore negli ultimi anni far produrre tutto in Cina: “Se non l'avesse fatto l'Italia, lo avrebbero fatto Francia, Germania e Stati Uniti. Coloro che realizzavano prodotti con plastica e metallo si rivolgevano alla Cina. Ma così abbiamo abdicato alla sua supremazia. Abbiamo fornito alla sua industria i frutti della nostra ricerca, prototipi, design, know-how tecnologico, made in Italy a fronte di manodopera a basso costo. Era un'arma a doppio taglio. "

Tutte cose che, nel nostro settore, abbiamo già visto. Molte volte.

Una cosa è certa: il prezzo alle stelle delle spedizioni via mare è un toccasana per il mercato occidentale: la spazzatura venduta sui mercatini per pochi euro, e prodotta a costi ancora inferiori, non tornerà mai più. Se arriva, avrà prezzi più alti, e questo favorirà prodotti di qualità superiore.

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