Ritardi consegne auto nuove, introvabili le usate, il vero motivo

2021-12-27 05:36:44 By : Mr. Mr. Larry

Settore auto in crisi su tutti i fronti. E’ ormai da diversi mesi che la “chip crunch“, ovvero la crisi nella produzione di microchip e chip, componenti elettronici, centraline e ricambi collegati, sta mettendo in ginocchio l’industria automobilistica mondiale con a rischio anche posti di lavoro.

La problematica reale sono i ritardi di mesi sulle consegne di auto nuove e come vedremo ma anche delle auto usate.

Stellantis torna all’analogico per alcuni modelli, Mercedes riduce il lavoro ad oltre 18mila dipendenti, Jaguar e Land Rover hanno rallentato i processi di produzione, mentre Renault e Volkswagen parlano di una situazione grave, tanto da non sapere come si trasformerà la situazione nei mesi futuri. Negli Stati Uniti General Motors ha messo in pausa la produzione in alcuni stabilimenti e Ford ha dimezzato la produzione del pick-up F-150, vettura che ha riscosso molto successo sul territorio americano.

Tra le cause scatenanti la crisi delle componenti elettronici c’è sicuramente la pandemia Covid-19. Durante il 2020, con i lockdown imposti dai governi, gli operai sono rimasti a casa per scongiurare il rischio di contagio. Questo ha portato le aziende a tutelarsi e adottare alternative per salvaguardare i propri dipendenti. Tra le ipotesi migliori, c’era lo smart-working, con l’utilizzo di computer, tablets e ogni sorta di dispositivo elettronico. Ognuno di questi oggetti però aveva al suo interno un chip per il suo corretto funzionamento e con un consumo di massa, l’effetto è stato catastrofico. L’aumento della domanda infatti non era stato previsto dalle aziende produttrici, che sono subito corse ai ripari. Possibile causa questa? Oppure per la riduzione dei turni di lavoro nelle fabbriche dove si producono questi componenti nei asiatici e cinesi?

La crisi dei chip ha sta creando molti ritardi sulle consegne di auto nuove ai clienti che le hanno ordinate già da diversi mesi. Il ritardo delle consegne di auto nuove è un problema di tutti e riguarda Stellantis, il Gruppo WV, i francesi di Renault, BWM, Audi, Ford, Porsche, Seat, Mazda, Honda, Toyota, ecc.

Questa carenza di chip non solo sta creando problemi sulla consegne di auto nuove ma anche sul mercato dell’usato. I concessionari ufficiali e la maggior parte dei venditori indipendenti stanno accusando la carenza di auto usate da vendere, con piazzali semivuoti. Non si trovano auto usate da comprare. L’irreperibilità dell’usato è dovuta all’assenza del rientro dell’usato nelle permute che si materializza proprio al ritiro di una nuova auto da parte del cliente.

“Non è solo un problema di chip, ci sono anche anche la reperibilità di alcune parti dell’auto come i supporti degli altoparlanti, le bocchette di aereazione, ecc. Un grosso problema anche per noi. Il nostro bacino principale sono i noleggiatori a lungo termine che a loro volta non riescono ad ottenere le nuove auto. Ai clienti allungano il noleggio e di conseguenza non rientra l’usato sul mercato” ci dice Gianluca Marani, uno dei titolari della Iamauto di Roma.

L’assenza di nuove vetture ha spinto sempre più acquirente a spostarsi verso l’usato; secondo Autoscout24 i costi medi delle auto in vendita sul sito sono aumentati di ben il +3,1% (prezzo medio di €17.670). Stessa situazione in altri Paesi europei, con la Germania che ha registrato nello stesso periodo un incremento dei prezzi di ben il +6,1% (media di €22.940), seguita da Belgio con +5,7% (€19.630), Austria con +4,9% (€22.700) e Olanda con +4,5% (€20.150).

“E’ una fase di grande cambiamento per tutto il settore automotive. Mentre i costruttori sono costretti a rivedere le proprie strategie, nel breve cresce l’attenzione dei consumatori per il mercato dell’usato, che garantisce disponibilità pressoché immediata delle vetture e un parco auto che risponde a tutte le esigenze – afferma Tommaso Menegazzo, Direttore Marketing di AutoScout24–. Un interesse che potrebbe aumentare ulteriormente anche grazie agli incentivi appena stanziati con il decreto Sostegni-bis per l’acquisto di auto di seconda mano Euro 6, a fronte della rottamazione di auto oltre i 10 anni. Si tratta di una sostituzione in favore di vetture di nuova generazione, più efficienti, che possono contribuire a rinnovare il parco circolante italiano, storicamente uno tra i più vecchi d’Europa.”

La crisi dei chip è un problema grave, tanto da costringere le case automobilistiche a rallentare la produzione nelle catene di montaggio o addirittura chiudere parzialmente o completamente stabilimenti. Queste componenti elettroniche, di cui le auto sono sempre più invase, sono fondamentali per ultimare la produzione di nuove automobili ma negli ultimi mesi la situazione sta diventando quasi ingestibile, i produttori non riescono a gestire la domanda crescente, che è arrivata anche da altri settori, come quello di elettronica di consumo ed elettronica domestica.

Nonostante la pandemia abbia avuto un ruolo chiave per questa crisi globale, non è stata l’unica causa scatenante; c’è anche il rapporto Stati Uniti-Cina. Negli ultimi anni la potenza americana ha imposto sanzioni sempre più severe contro la loro superpotenza rivale. La motivazione principale degli Stati Uniti è stata che la produzione di chip cinesi avrebbe scopi militari. Tuttavia, a causa dell’interconnessione del commercio globale e della dipendenza di molte nazioni dalla Cina per la produzione di tecnologia a prezzi accessibili, la misura ha creato ampi problemi di approvvigionamento.

Poiché il mercato globale dei chip dipende sempre più dall’Asia, mentre gli Stati Uniti e altri paesi hanno cercato di prendere in mano la situazione, non hanno la capacità di produzione per soddisfare l’elevata domanda. Con o senza la pandemia perciò, l’intensificarsi delle guerre commerciali tra Stati Uniti e Cina avrebbe probabilmente portato ugualmente alla crisi dei chip.

Ad aggiungersi a questa situazione delicata quanto tragica, si aggiunge un’altra problematica. Pochi giorni fa, l’Anfia, l’associazione italiana della filiera automobilistica, ha lanciato un allarme sulla carenza anche di acciaio e materie plastiche “Sia per l’acciaio, che per le materie prime plastiche, pur trovandoci di fronte ad un fenomeno che lo squilibrio tra domanda e offerta lasciava presagire già a fine 2020, a preoccupare sono le proporzioni acquisite nelle ultime settimane, durante le quali la scarsa disponibilità dei materiali in questione sta facendo pericolosamente allungare le tempistiche di consegna, in alcuni casi addirittura triplicate, minacciando la capacità delle aziende di soddisfare la domanda finale dei clienti. Con conseguenti ritardi e rischiando di causare rilevanti perdite economiche“.

Se manca la plastica c’è problema anche tra chi produce parti in plastica per le automobili che spesso restano ferme sulle catene di montaggio proprio per l’indisponibilità di altri componenti oltre ai chip.

Ma perché mancano queste materie prime e parti elettroniche? La verità anche un’altra e legata alla programmazione degli acquisti. Solitamente le case costruttrici effettuano una programmazione in un arco di tempo che varia da 2/3 anni fino a 7 anni. Poi la pandemia ha stravolto tutto e tutte i volumi previsionali per il 2021 sono state stravolti con una forte riduzione. Di fatto quest’anno invece c’è stata una notevole ripresa e richieste importanti a cui molti produttori di componenti non erano pronti o, diciamola meglio, non avevano proprio ricevuto ordini per tali volumi. E probabilmente è proprio questo il motivo ovvero una offerta di prodotto che è molto inferiore alla richiesta per i motivi di cui abbiamo appena accennato.

Questo problema si riflette anche nei componenti per PC e soprattutto sulle schede video che sono introvabili e con prezzi lievitati. Basta cercare una scheda grafica da comprare si scopre che è molto difficile trovarla e con prezzi saliti alle stelle. Ormai sono sempre più richieste schede video prestazionali dagli appassionati di gaming, da chi lavora utilizza programmi di editing per fotografia o montaggi video ma soprattutto da chi fa “mining” di criptovalute.

Se si fa un giro su AMAZON si scopre proprio la carenza di prodotto elettronico e costi quasi raddoppiati.

L’elettronica ed semiconduttori sono componenti chiave sulle auto moderne dove l’elettronica ha invaso tutto dal sistema di infotainment, alla gestione dell’auto su tutti gli aspetti con tantissime centraline a bordo veicolo molte collegate via can bus. Con la pandemia del Coronavirus sono aumentate fortemente le richieste di tablet, pc, laptop e e le aziende produttrici di chip e componenti elettronici si sono concentrate su questi che assorbono quasi l’80% dei volumi prodotti contro un 20% dell’automotive. La cosa più sconcertante è che oltre il 65% della produzione di componenti elettronici impiegati nel settore automotive è in mano alla Taiwan Semiconductor Manufacturing Company.

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