Sosta selvaggia alle colonnine per auto elettriche - alVolante.it

2022-09-17 01:22:44 By : Ms. Shelly SHI

> Nella foto qui sopra, la vettura a sinistra nella foto sta facendo “rifornimento” di corrente elettrica in città. È infatti collegata alla colonnina blu, nell’area di ricarica delimitata dalle strisce, che viene segnalata dal cartello specifico. Tutto in regola. L’automobile a benzina sulla destra è parcheggiata nello stallo per la ricarica di elettriche e ibride plug-in. Non ne ha diritto, neppure per un istante. Le forze dell’ordine possono multarla e chiamare il carro attrezzi per la rimozione forzata. La multa per divieto di sosta nello stallo di ricarica: 87 euro e rimozione dell’auto.

UN'INCHIESTA TRA NORD, CENTRO E SUD

QUANTI "ABUSIVI" - Se le elettriche avranno successo, sarà anche grazie a un’adeguata infrastruttura pubblica di ricarica. In Italia abbiamo circa 12.500 stazioni con 25.000 colonnine. Non molte. E, soprattutto, non distribuite in modo omogeneo. Ma c’è un secondo problema: spesso, gli stalli (cioè gli spazi riservati alle auto “a pila” perché possano rifornirsi) sono occupati. Da vetture a benzina o a gasolio, oppure da auto “alla spina” non collegate al punto di ricarica. Lo dimostra la nostra inchiesta, condotta a fine novembre in tre grandi città italiane. A Roma, gli stalli sono 377: li abbiamo controllati tutti, trovandovi un veicolo “abusivo” nella metà dei casi. A Milano la situazione rilevata era addirittura peggiore (64 aree occupate illegalmente sulle 100 esistenti), mentre solo il 14% delle 70 colonnine di Napoli e provincia non poteva essere utilizzato.

LA REGOLA BASE È SEMPLICE - Una norma di recente introduzione punisce con 87 euro di multa e la rimozione forzata la vettura in sosta vietata negli stalli di ricarica. Nel 99% dei casi, la sanzione arriva a casa del proprietario: l’agente lascia sul parabrezza il “verbalino” di cortesia, cui seguirà la notifica. Per polizia locale e ausiliari del traffico, è facile individuare (e multare) le vetture a benzina o a gasolio. Discorso più complicato per le ricaricabili. Elettriche e ibride plug-in hanno diritto a un’ora-cuscinetto dalla fine del rifornimento; poi, anche per loro scatta il divieto di sosta (ma non di notte, tra le 23 e le 7, per le colonnine lente, che sono la grande maggioranza). Le forze dell’ordine dovrebbero leggere il display della colonnina per verificare se la vettura abbia completato la ricarica; e ripassare un’ora dopo per controllare se l’auto sia ancora lì. Complicato, vero?

L’ASSALTO ALLA COLONNINA - Su 100 colonnine, ben 64 erano occupate abusivamente: percentuale non degna di una metropoli europea. Di quelle, 50 riguardavano automobili a benzina o a gasolio, mentre le restanti 14 erano in maggioranza (10) ibride plug-in; quattro le elettriche. Vetture, queste ultime, scollegate per ore e ore dalla stazione di rifornimento, a dimostrazione che quell’area viene utilizzata troppo spesso da automobilisti in cerca di un parcheggio. In compenso, sui parabrezza delle 64 auto da sanzionare, non abbiamo notato foglietti di preavviso per divieto di sosta. E di agenti di polizia locale in azione nei pressi degli stalli di ricarica, neppure l’ombra. Né, tantomeno, di ausiliari del traffico. Di sicuro, chi al volante di un’elettrica fosse stato in cerca di una colonnina, non avrebbe gradito…

> In via Manin, a pochi metri da piazza Cavour, due stalli occupati abusivamente per più di nove ore: da sinistra, una Jeep Compass ibrida blu e una Renault Twingo elettrica bianca. Scollegate dalla colonnina.

> Tripletta in piazzale Piola: l’Opel Crossland con motore termico davanti alla colonnina, più bici e scooter sul marciapede. Così, però, diventa una giungla…

> Una Fiat 500 fuori dalle strisce bianche e il camion in doppia fila rendono la colonnina inaccessibile.

PIÙ VAI IN CENTRO, PEGGIO È - Sull’immenso territorio della capitale, sono state installate 377 colonnine. La metà delle quali con stallo abusivamente occupato durante la nostra indagine. Da chi? Otto volte su 10, si tratta di auto con motore termico; le altre erano vetture “alla spina” scollegate (di giorno, quindi illegali). Va forte anche il parcheggio irregolare degli scooter, diffusissimi a Roma. Nelle zone periferiche, il fenomeno della sosta selvaggia di qualunque veicolo negli stalli di ricarica è abbastanza marcato, ma raggiunge l’apice nelle aree centrali, toccando e anzi superando le vette milanesi. Nella Città Eterna, dove è più difficile trovare un parcheggio libero, sale la percentuale di vetture in sosta vietata nei pressi delle colonnine di ricarica. Come nel capoluogo lombardo, neanche all’ombra del Colosseo abbiamo scorto vetture multate, oppure agenti della polizia locale o ausiliari all’opera negli stalli per le elettriche.

> Via Boncompagni: da sinistra, due scooter e la Smart scollegata in sosta vietata. Per fortuna, il proprietario della Fiat Nuova 500 ha modo di ricaricare la sua auto.

> Una stazione di ricarica moderna, con quattro posti e segnaletica chiara. Ma soltanto la Mini verde sta ricaricando, visto che le due vetture bianche sono equipaggiate con motore termico.

QUI LA SITUAZIONE MIGLIORE - Fino al 2019, a Napoli, i fornitori di energia elettrica hanno installato le colonnine per strada. Come a Milano e a Roma. Ma nel capoluogo campano non tutto è filato liscio: qui, più che in Lombardia e nel Lazio, erano frequenti i vandalismi e le occupazioni abusive. Così, cambio di strategia e installazione delle stazioni in aree private a uso pubblico, ossia ricavate nei garage, nei parcheggi dei supermercati e dei centri commerciali. È stata una scelta vincente: le 25 colonnine monitorate durante l’indagine erano in perfetto stato, e quasi sempre usate solo per la ricarica. Ecco perché abbiamo ampliato il raggio d’azione all’intera provincia di Napoli, controllando, naturalmente, anche le stazioni posizionate per strada. In tutto, 70 stalli con 10 occupazioni abusive: il 14%. Sempre da automobili a benzina o diesel.

> A Casoria (a nord di Napoli), in via Europa, un’auto a benzina occupa lo stallo. Inutilizzata una colonnina in piena efficienza.

> Ancora a Casoria, ma stavolta in via San Benedetto, uno scooterista ha pensato bene di crearsi il suo “stallo privato”. Possibile che non ci fosse posto nei dintorni?

> A Napoli, in via Jannelli, un’area di ricarica elettrica perfettamente funzionante è presa d’assalto da più auto termiche.

MA PERCHÉ I COMUNI NON DANNO LE MULTE?

Alzi la mano chi ha mai sentito di una contravvenzione per divieto di sosta in uno stallo elettrico. Ma perché i comuni non danno queste multe? Volendo azzardare un’ipotesi, la risposta potrebbe essere questa: grazie alle telecamere che funzionano in automatico in remoto (autovelox, occhi elettronici ai semafori e nelle ztl), gli enti locali incassano attorno a due miliardi di euro l’anno. Entrate sicure con procedure veloci, cui contribuiscono i verbali per divieti di sosta negli stalli blu.

Le cose si complicano per le aree di ricarica. Gli agenti dovrebbero sanzionare chi le occupa abusivamente. Non impossibile riconoscere le auto a motore termico: gli ausiliari del traffico servono anche a questo. Ma il codice della strada consente alle vetture “alla spina” di sostare un’ora dopo la fine del “pieno”. Anche senza cavo collegato. In tal caso, gli agenti dovrebbero annotare l’orario e ripassare dopo un’ora: il tutto per un’ammenda di € 87. In termini di risorse, forse il gioco non vale la candela…

> Per dimostrare che un’auto è in sosta vietata in uno stallo per le elettriche, polizia e ausiliari possono anche fotografare la vettura con uno smartphone.

ECCO COM’È ANDATA LA NOSTRA ESPERIENZA - Che cosa può fare chi ha un’auto elettrica e trova la colonnina occupata da un abusivo? Chiamare le forze dell’ordine. Come abbiamo fatto noi. Composto il numero della centrale operativa della polizia locale, a Roma, a Milano e a Napoli siamo rimasti in attesa almeno cinque minuti. E, ogni volta, ci è stato detto di attendere una pattuglia. Tempi di attesa? Non specificati, anche perché variabili in base al traffico. Le centrali operative ci hanno sempre anticipato che sarebbero stati gli agenti a valutare, sul posto, la sussistenza dell’infrazione e la necessità o meno di attivare il servizio di rimozione. In tal caso, bisognerà aspettare il carro attrezzi (che deve avere lo spazio per operare). Insomma, prima che lo stallo si liberi possono trascorrere delle ore.

CHI CONTA LE COLONNINE? - Non esiste una banca dati ufficiale, aggiornata dallo Stato, di tutte le infrastrutture di ricarica: a elaborare le informazioni è in particolare Motus-E, l’associazione per lo sviluppo della mobilità elettrica che riunisce 37 aziende (da Renault a Stellantis, da Volkswagen Italia a Tesla, nonché Enel X e ALD Automotive). Delle circa 12.500 stazioni di ricarica conteggiate, l’80% è sul suolo pubblico, ossia nelle vie e nelle piazze; il restante 20% in aree private a uso pubblico: come quelle nei centri commerciali.

STAZIONI A QUATTRO VELOCITÀ - Come calcola Motus-E, in Italia il 95% dei punti di ricarica pubblica è a corrente alternata (AC), con potenza prevalentemente da 7 a 22 kW. Quelli che, per il “pieno” di energia elettrica dell’auto, richiedono parecchio tempo. Parliamo di 4520 colonnine slow (lente, da 3,7 a 7 kW) e di 18.540 quick (rapide). Solo il 5% è a corrente continua (DC): chi può utilizzare questi 1855 punti (non tutte le vetture elettriche sono abilitate) fa molto più in fretta. Perché si tratta di stazioni da 22 kW in sù: fast, ultra fast e high power (rispettivamente, veloci, ultra veloci e ad alta potenza).

SEI FUORI TEMPO MASSIMO? - Oltre a mostrare su una mappa le colonnine presenti in Europa, le tante applicazioni per smartphone consentono di verificare il livello di ricarica della propria auto. Al “pieno”, l’app avverte l’utente. Utile per non incorrere nelle sanzioni del codice della strada. E negli addebiti dei fornitori di energia. Superata l’ora, l’app avvisa che scatta la “penale da tempo”: varia secondo gli operatori e il tipo di contratto. Indicativamente, per le colonnine normali, € 0,09 al minuto in più oltre l’ora di tolleranza. Una sanzione doppia se la stazione è ad alta potenza.

QUANTO COSTA IL PIENO ELETTRICO? - Il prezzo del “pieno” dipende da più fattori: tipo di corrente (alternata o continua), capacità della batteria, politiche commerciali del fornitore di energia elettrica. Si può acquistare a consumo o mediante abbonamento mensile con uno dei tanti operatori (come A2A Energy Solution, Acea Innovation, Be Charge ed Enel X Italia). Il fornitore più importante (13.000 colonnine) è Enel X Italia, che propone una tariffazione articolata. A consumo: € 0,4 al kWh se la stazione eroga fino a 22 kW, € 0,5 fino a 50 kW e € 0,79 per le ultrafast fino a 350 kW. Due le tariffe flat: € 25 al mese per 70 kWh o € 45 per 145 kWh.

E POI CI SONO I SUPERCHARGER TESLA - Fanno storia a sé i 77 Supercharger della Tesla, ultra veloci: stazioni di ricarica rapida DC a 480 volt installate dal costruttore californiano, e a uso esclusivo delle elettriche della stessa casa. Come sempre, il pagamento della ricarica viene addebitato sulla carta di credito del proprietario della macchina. L’obiettivo è quello di assicurare ai proprietari delle Tesla la massima libertà di spostamento. Recentemente la casa ha reso accessibili anche alle auto di altri marchi una decina di stazioni in Olanda. E l’esperimento potrebbe essere allargato ad altre nazioni.

PER FORTUNA C’È LA WALLBOX - Le colonnine pubbliche sono poche e con stalli spesso occupati. Morale, se si ha un’auto elettrica, è indispensabile attrezzarsi con una stazione di ricarica domestica (wallbox). Che può essere gestita anche mediante app per smartphone, facili da utilizzare. Collegata a un contatore, viene spesso fornita dal gestore di rete o dal costruttore dell’auto, per il “rifornimento” in garage (o cortile). Verificate sempre la fattibilità tecnica dell’installazione.

La Kia Sportage è una suv dalle forme sportive, che ne dissimulano la comodità. Ricca la dotazione, con qualche dettaglio migliorabile. Valida per prestazioni e consumi la mild hybrid a gasolio.

La Jaguar F-Pace è una (costosa) suv personale e curata, con un temperamento brillante, anche in questa versione ibrida plug-in. Che, però, una volta esaurita la carica della batteria, “beve” parecchio.

Intuitiva e precisa nella guida, la Volkswagen Golf Variant scatta bene (e consuma poco) anche col diesel meno potente. Ampio e pratico il bagagliaio, luci e ombre nella dotazione.

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