Emorroidi interne ed esterne: sintomi e rimedi

2021-11-16 16:16:23 By : Mr. Andy Yang

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Dolore, gonfiore, senso di pesantezza, prurito e in alcuni casi sanguinamento, ecco come si presentano le emorroidi.  

Ne soffrono 3 milioni di italiani. Una malattia molto diffusa a tutte le età, sia negli uomini che nelle donne e che può diventare un disturbo fastidioso e imbarazzante. Tanto più che il trattamento chirurgico era spaventoso fino a poco tempo fa.

Ne parliamo con il Prof. Francesco Gabrielli dell'Università degli Studi di Milano Bicocca, Responsabile dell'Unità Clinica di Chirurgia Generale presso gli Istituti Clinici Zucchi di Monza. 

"Le emorroidi in senso proprio non sono una malattia: sono dei cuscinetti venosi che tutti abbiamo a cavallo dell'orifizio anale e che contribuiscono al mantenimento della sua continenza".

“Quindi è inesatto dire 'soffro di emorroidi' - continua il medico -. Le emorroidi sono vene normali. Si parla di malattia emorroidaria quando queste vene si ipertrofizzano, cioè si gonfiano, e iniziano a fuoriuscire. Questa perdita si chiama prolasso e iniziano i fastidiosi sintomi, sanguinamento e dolore” spiega lo specialista. 

"Va notato che la malattia emorroidaria non è solo una malattia delle vene, come si è pensato per molto tempo, ma è dovuta anche alla degenerazione dei tessuti connettivi, che per cause ereditarie o acquisite fanno perdere appoggio ai cuscini venosi , determinandone la fuoriuscita e cioè il prolasso” continua il prof. Gabrielli.

Ci sono clinicamente 2 tipi di emorroidi:

Le emorroidi sono generalmente classificate in base alla gravità in 4 gradi: dal primo grado che è il più lieve, dove si ha solo un aumento della congestione emorroidaria interna, al quarto grado, che presenta un prolasso non riducibile con forte infiammazione e sanguinamento. 

Le emorroidi si verificano più frequentemente nelle donne, poiché uno dei fattori di rischio è la gravidanza con un aumento della congestione del sangue nella pelvi. 

I sintomi sono di due tipi: 

“Questi sintomi sono spesso inversamente proporzionali, perché se le emorroidi sanguinano si sgonfiano e più si sgonfiano, meno danno fastidio; se, invece, le emorroidi non sanguinano, sono più turgide e provocano dolore” indica il prof. Gabrielli.

La scelta del trattamento più idoneo è strettamente correlata al grado di gravità della malattia. Per il paziente che è in una fase iniziale sarà sufficiente modificare lo stile di vita con:

Esistono anche farmaci trofici a base di flavonoidi assunti per via orale e le classiche creme a base di anestetici locali e antinfiammatori in grado di alleviare i sintomi senza agire sulle cause legate all'origine del problema.

Quando la malattia è più avanzata (grado III e IV) l'unica soluzione efficace è la chirurgia. 

“Fino agli anni '90, l'intervento era un'emorroidectomia (operazione Milligan-Morgan). È una metodica che risolve radicalmente il problema rimuovendo i noduli emorroidali, ma presenta un grande handicap: il dolore, sia post-operatorio che in convalescenza”, annota il Prof. Gabrielli. 

"Nel 1990 un chirurgo italiano, Antonio Longo, ha proposto un nuovo metodo di cura della malattia che si basa sul riposizionamento delle emorroidi esternalizzate nel canale anale, nella loro sede normale, nel canale anale, curando così il prolasso, e assumendo la nome di emorroidopessi. 

È un'operazione che viene eseguita con cucitrici meccaniche (cucitrice meccanica), che rimuovono il prolasso e fissano le emorroidi all'interno. 

Il risultato è un vero e proprio sollevamento del canale anale: quando tornano nella loro posizione normale, i cuscinetti emorroidali si sgonfiano e smettono di sanguinare e provocare dolore.  

L'operazione è infinitamente meno dolorosa in convalescenza e riduce al minimo il rischio di ricaduta: viene eseguita circa tre centimetri sopra l'orifizio anale, dove non ci sono più fibre dolorose. 

Si verifica in chirurgia diurna, poiché il paziente di solito torna a casa dopo un giorno. La convalescenza è molto rapida: il paziente torna alle normali abitudini di vita al 50-70 per cento dopo due giorni, al 100 per cento dopo una settimana e può fare sport dopo tre settimane. 

L'intervento di Milligan-Morgan, invece, è stato molto più doloroso e la convalescenza è durata un mese e mezzo”, continua il prof. Gabrielli.

Anche in questo campo della chirurgia, in vent'anni i progressi tecnologici sono stati grandi: oggi abbiamo nuove suturatrici più efficaci e più sicure, che hanno eliminato il rischio di emorragie postoperatorie e il rischio di recidiva a distanza della malattia emorroidaria e in più nelle donne sono in grado di trattare efficacemente la stitichezza che spesso è associata al problema delle emorroidi: rappresentano quindi il 'gold standard' per il trattamento di questa patologia.

Infine, nei casi meno gravi dove prevale solo il sanguinamento, ora abbiamo anche altri metodi alternativi, come la possibilità di 'sgonfiare' i cuscinetti venosi localizzando le piccole arterie che li irrorano con una sonda endorettale (Doppler), e procedendo alla loro legatura: chiudendo i rubinetti, le emorroidi si decongestionano e la perdita di sangue si arresta. 

Una tecnica mininvasiva che in casi selezionati dà ottimi risultati, con un ricovero di poche ore e un decorso quasi del tutto indolore.

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