Reddito di cittadinanza, taglio assegno dopo il primo 'no' al lavoro

2021-11-16 16:11:01 By : Mr. Gasol pan

Il governo conferma l'impianto dello strumento per il 2022

Il governo conferma il regime del reddito di cittadinanza per il 2022 e vincola l'avvio del trasferimento dell'assegno al primo rifiuto di un lavoro idoneo, e non più automaticamente dal sesto mese, legando il taglio all'introduzione di meccanismi di controllo con l'accertamento che il il beneficiario ha effettivamente accettato o rifiutato l'offerta di lavoro seguita dalla revoca del beneficio a fronte di un secondo rifiuto. Il via libera è arrivato questa mattina al termine del vertice tra il presidente del Consiglio Mario Draghi, il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, il capo delegazione M5S al governo Stefano Patuanelli, il ministro della Pa, Renato Brunetta e il Mef.

Una decisione importante anche per i 5 stelle: "Per noi era fondamentale che il decalage partisse da un elemento di decisione presa dal datore di lavoro e non automaticamente perché è chiaro che puntiamo a ricollocare tutte le persone occupabili, che hanno accesso al reddito. cittadinanza e non automaticamente», ha subito commentato Patuanelli. Il fronte della RDC, tuttavia, rimane un fronte politicamente caldo. La Lega rinnova ancora le critiche "degli sprechi legati alla RDC" a favore di un taglio fiscale invece, come ribadisce il leader Matteo Salvini mentre Fratelli d'Italia conferma la sua netta contrarietà alla scelta del governo di rifinanziare lo strumento anti-povertà e fa una proposta: «Sarebbe più grave se, quando il cittadino chiede il reddito di cittadinanza, dopo aver effettuato quei controlli fino ad ora non adeguatamente effettuati, lo Stato impiegasse tre mesi prima di elargirlo, sfruttando questo periodo per fare proposte di lavoro", spiega la dirigente Giorgia Meloni.

Intanto il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha presentato le conclusioni del Comitato scientifico guidato da Chiara Saraceno. Un pacchetto di proposte che disegnano una vera riforma del reddito di cittadinanza che non si trasformerà in un disegno di legge ma sarà spacchettato e sottoposto al confronto con altre forze politiche. "Valuteremo quali proposte potranno scorrere più agevolmente e altre che hanno un contenuto più divisivo e le rimanderemo in Parlamento", spiega professando un certo ottimismo sulla possibilità di agganciare alcune modifiche alla finanziaria, almeno quelli «che attraversano alcuni temi già presenti nella manovra e possono essere utili per definire nel dettaglio alcune scelte già fatte».

Le proposte con una valenza politica più impattante, invece, saranno lasciate alla valutazione delle forze politiche: "Spero che quelli del centrosinistra siano d'accordo con la struttura delle proposte, ma è comunque un assegno che ancora bisogna fare", dice Orlando, che rileva come il Comitato abbia presentato un'analisi elaborata su base scientifica, esprimendo che è "un dovere di essere". "Quello che la politica potrà poi tradurre in concreto è un altro paio di maniche ma è giusto avere un punto di riferimento su quello che sarebbe un Reddito di Cittadinanza in grado di raggiungere le finalità indicate dalla legge, conclude".

Dieci proposte motivate dal Comitato dopo mesi di lavoro. D'altronde, come spiega la sociologa Chiara Saraceno, che ha guidato il pool di tecnici, «non sembra che questa manovra abbia riformato il reddito di cittadinanza ma semplicemente ha inasprito un po' i controlli e anche le condizioni di accesso».

“Per noi va benissimo aumentare i controlli ex ante, non siamo assolutamente contrari, pensiamo che ci sia una sopravvalutazione del rifiuto del lavoro da parte dei beneficiari del RD, una sopravvalutazione non basata su certi elementi empirici. Quello che non funziona, invece, sono i CPI: non sappiamo quante domande di lavoro siano state presentate e quante siano state rifiutate ma sappiamo che relativamente poche persone sono assistite. E da qui bisogna ripartire”, spiega ancora, sollecitando anche un maggior raccordo tra la domanda di lavoro e un'adeguata capacità di chi chiede. "Le lamentele delle aziende che non trovano lavoratori sono per lo più per occupazioni molto specializzate che di certo non riguardano le competenze dei beneficiari", aggiunge.

Tra i punti da rivedere, secondo il Comitato, i criteri di accesso per gli immigrati: portare da 10 a 5 anni la residenza necessaria per beneficiare della Rdc. Un intervento a basso costo, 300 milioni all'anno con cui sollevare dalla povertà circa 68mila famiglie “con il rischio che la loro situazione peggiori irreversibilmente laddove aiuti più tempestivi potrebbero impedire l'avvio di traiettorie verso l'esclusione sociale, quando non la devianza”. E ancora, ridurre la soglia di partenza per i nuclei familiari di 1 persona da € 6.000 a € 5.400 e differenziare il contributo per l'affitto in base alle dimensioni del nucleo familiare.

Nella riforma Saraceno anche una considerazione dei beni mobili in maniera piu' flessibile' a condizione che una parte di essi, circa 4mila euro per singolo, non possa essere liquidata in quanto "costituisce una riserva tampone per le famiglie". Inoltre, sarebbe necessario promuovere l'assunzione di beneficiari di Rdc, con contratto a tempo indeterminato con lavoro part-time, o con contratto a tempo determinato purché a tempo pieno e di durata non inferiore a un anno, prevedendo incentivi per datori di lavoro e il rafforzamento degli “accordi per l'inclusione. e la realizzazione di progetti di utilità collettiva”. Infine, il Comitato prevede di "richiedere la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro solo previa segnalazione al Cpi e ai servizi sociali e solo a coloro che si rivolgono (o successivamente reindirizzati) ai primi".

L'attuale norma, infatti, secondo la quale per ricevere il RdC tutti i beneficiari maggiorenni devono fare una dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro (Did) indipendentemente dal fatto che come individui o come famiglia siano poi effettivamente indirizzati al Cpi o invece ai servizi sociali, si sovrappone a quello di firmare un patto di inclusione e crea confusione.